Il Piede Geriatrico e il Piede Diabetico
Il piede cambia nel tempo, evolvendo secondo la sua funzione. Una funzione che assolve da anni. Per tutta la vita, infatti, i nostri piedi sopportano i passi e sostengono il peso del nostro corpo. È fisiologico che con l’avanzare dell’età avvengano alcuni cambiamenti della pelle, delle unghie e delle strutture osteoarticolari del piede:
- riduzione del grasso
- riduzione della sua funzione di ammortizzatore
- disidratazione della cute
- riduzione della mobilità dell’articolazione del tarso e del metatarso
- una condizione di atrofia muscolare.
In questi casi, si possono prevenire e curare le condizioni del piede geriatrico con ausili come calzature e/o solette.
Le patologie che condizionano il piede
Il piede risente di alcune patologie:
- malattie osteoarticolari, come gotta, artrosi, artrite reumatoide
- malattie cardiovascolari come l’insufficienza cardiaca
- affezioni neurologiche come l’ictus cerebrale con emiplegia
- malattie metaboliche come il diabete mellito.
Il Piede Diabetico, una patologia frequente negli anziani con diabete
Una patologia molto frequente negli anziani è quella del piede diabetico, una delle più diffuse e importanti complicazioni del diabete.
Il piede diabetico richiede cure specialistiche e periodiche, ecco perché nel mio percorso lavorativo mi sono specializzata nella prevenzione, diagnosi e trattamento del piede diabetico e delle complicanze causate dal diabete.
Diagnosi e cura del piede diabetico
- diagnosi della neuropatia e vasculopatia diabetica
- diagnosi del piede di Charcot
- inquadramento delle lesione e la formulazione di un percorso terapeutico da intraprendere
- trattamento delle lesioni ambulatorialmente mediante toilette delle lesioni, medicazioni semplici o avanzate, consigli e monitoraggio delle ortesi (tipo scarpe ortopediche) oppure in sala operatoria mediante debridement chirurgico, ulcerectomie, amputazioni minori e maggiori, chirurgia ricostruttiva).
Prevenzione piede diabetico, perché è importante riconoscerlo in tempo
È importante riconoscere in tempo il piede diabetico per evitare le gravi conseguenze che causa questa complicanza del diabete.
L’amputazione del piede è purtroppo una triste realtà per molti pazienti che soffrono di diabete. Spesso si arriva all’amputazione dopo aver sottovalutato alcuni sintomi per diverso tempo. Diventa, dunque, fondamentale prevenire, la corretta cura delle condizioni preulcerative e, infine, il trattamento delle lesioni.
Per prevenire ogni rischio di dover amputare il piede è fondamentale riuscire a curare adeguatamente l’ulcera. Chi soffre di diabete dovrebbe, dunque, effettuare visite ogni anno anche se non ha ancora riscontrato lesioni cutanee; nel caso in cui, invece, ci siano state ulcerazioni in precedenza, i controlli dovrebbero essere svolti ogni 3 o 6 mesi.
I principali fattori di rischio per sviluppare un’ulcera diabetica:
- Neuropatia diabetica
- Vasculopatia diabetica
- Traumi da calzature inadeguate, camminare a piedi nudi, oggetti all’interno delle calzature, cadute o incidenti, ecc.
- Alterazioni biomeccaniche: limitazioni articolari, prominenze ossee, deformità del piede (dita ad artiglio, piede di Charcot).
- Diabete in scarso controllo metabolico.
- Età avanzata.
La neuropatia diabetica e/o la vasculopatia diabetica, insieme a un seguito di condizioni sociali e igieniche come le calzature o il taglio delle unghie, sono responsabili di gravi problemi del piede diabetico.
La neuropatia diabetica colpisce diversi tipi di fibre nervose (sensoriali, motorie e autonome).
I sintomi principali sono:
- perdita di percezione degli stimoli dolorosi, pressione eccessiva, cambiamenti di temperatura e propriocezione del piede
- atrofia e debolezza della muscolatura dell’estremità inferiore, che porta a deformità del piede e all’aumento della pressione in certe zone del piede
- secchezza dei piedi che lascia la pelle più fragile e con la tendenza a screpolarsi.
La vasculopatia diabetica colpisce la micro e macro circolazione degli arti inferiori che comporta un ridotto apporto di sangue ai piedi e una scarsa ossigenazione e, quindi, il rischio di sviluppare un’ischemia critica agli arti inferiori.
Tra i sintomi principali
- claudicazione intermittente, la cosiddetta “malattia delle vetrine” che provoca dolore quando si cammina e costringe il paziente a stare in piedi, diventando addirittura invalidante
- dolore a riposo, in genere durante la notte, che richiede dosi di analgesici più elevate del solito e che di solito precede la comparsa di lesioni trofiche
- lesioni trofiche, ovvero lesioni in zone di pressione situate sulle dita e sul tallone del piede, legate a segni infiammatori dovuti alle infezioni associate
- cambiamenti nel colore della pelle del piede
- trofismo della pelle: pelle secca e sottile con assenza di peli, unghie ispessite e atrofia del grasso plantare del piede.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi è clinica ed è fondamentale per capire l’esistenza o meno di una quadro di ischemia e la presenza o meno di una sovra infezione.
I problemi vascolari vanno inoltre certificati tramite uno studio vascolare con ecocolordoppler arterioso agli arti inferiori.
L’esistenza dell’ischemia o dell’infezione modificherà sostanzialmente sia il pronostico sia il trattamento.
Il trattamento include la rivascolarizzazione mediante angioplastica PTA. nel caso in cui esista un’ischemia, e la resezione del tessuto necrotico interessato nel caso di una infezione. Successivamente la cura proseguirà con il trattamento con plantari o scarpe adatte fino alla guarigione dell’ulcera.
Una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo hanno lo scopo di evitare l’amputazione d’arto e garantire al paziente un appoggio per poter mantenere la sua autonomia. Il motivo per il quale l’amputazione è da evitare con ogni mezzo è l’elevato tasso di mortalità nei tre anni che seguono l’operazione.
Inoltre, chi subisce l’amputazione molto spesso sperimenta anche problemi psicologici, come la depressione, legati alla perdita della mobilità.
Ci sono diversi metodi per evitare l’amputazione:
– grazie alle tecniche di rivascolarizzazione endovascolare più attuali, attraverso le quali si riaprono le arterie che arrivano al piede tramite l’inserzione di fili guida e di micro palloncini che vengono fatti scorrere all’interno delle arterie stesse
– grazie alle tecniche chirurgiche conservative
– tramite la ricostruzione artificiale del fondo della lesione, su cui si potranno in seguito effettuare gli innesti con sostituti dermici
– con cute autologa, ovvero prelevata da altre zone del corpo del paziente.